Dove l’amore per il calcio non si pone limiti: CS Lebowski
E’ difficile parlare di Toro di questi tempi, come di tutto il calcio italiano. Mercenari vanno e vengono, non si fa a tempo ad apprezzare un giocatore che subito lo vedi partire per una squadra con maggiori capacità economiche.
Il Toro poi, che ha fatto nell’ormai lontano passato dell’appartenenza dei suoi giocatori alla storia del Toro un valore aggiunto, si mostra in questo momento particolarmente anonimo, alcuni personaggi chiave andranno via, altri ne arriveranno e le nuove dichiarazioni d’amore per la maglia che vestiranno o che guideranno sembrano poco attendibili come lo erano quelle di coloro che sono andati via. C’è una qualche speranza grazie a quei Barreca, Aramu, Gomis e forse Parigini che forse riusciranno ad aggiudicarsi qualcosa di più della presenza in panchina. Forse nel resto della stagione Mihajlovic saprà dare un’identità, è la mia speranza.
Tanti riescono a sopportare questo calcio di copertina, altri no. E decidono di abbandonare gli spalti della squadra tifata per trovare un nuovo modo per aggregarsi, perché dopotutto quello che inseguono molti tifosi è stare insieme al proprio gruppo e guardare il calcio, di qualsiasi livello esso sia.
Mi è capitato nelle scorse settimane di incontrare alcuni rappresentanti di un gruppo che ha deciso di intraprendere una strada diversa, membri del CS Lebowski, squadra che limita attualmente in Prima Categoria ed è arrivata alle soglie della Promozione, ma che sta cercando e trovando una sua strada per affermare i veri valori del calcio. L’incontro è avvenuto nel contesto dell’evento Calcio, Tifosi e Partecipazione organizzato a l’Aquila dal Supporter’s Trust L’Aquila Mé, un dialogo tra le esperienze più rappresentative del panorama nazionale dei Supporter’s Trust.
La storia della nascita del Lebowski merita una lettura a parte, alla quale rimando tutti coloro che vorranno divertirsi a leggerla. Sta di fatto che da una sfigatissima squadra di dilettanti ultima in classifica nell’ultimo campionato italiano (Terza Categoria), unito alla follia di un gruppo di amici seguito da un manipolo di reduci della Fiesole è nato un progetto che potrebbe essere un esempio di rinascita del calcio in Italia. Una storia nata quasi per caso nel 2004 fatta di tifo vero, di calcio vero, di calcio vero. Una storia fatta di costanza, dalla quale sono nati tanti progetti per il futuro, per le squadre giovanili e per una squadra femminile, per l’autosostenibilità in un futuro impianto. Ma sopratutto, è nato un progetto di un calcio senza compromessi, una società sportiva gestita interamente dai tifosi, per creare un luogo in cui fare crescere le future generazioni di uomini, di tifosi e atleti al di fuori della corruzione del calcio attuale.
Ed è così che nell’incredulità generale e degli stessi autori dell’impresa, dopo qualche anno di tifo, i primi gestori della squadra decidono di affidare la squadra ai nuovi tifosi. E’ così che la squadra tifata diventa la squadra di proprietà dei tifosi, inizia un percorso di crescita che permette alla squadra di essere promossa per due volte e sfiorare la terza promozione. Interviste su alcuni giornali internazionali e la comparsa su una trasmissione della RAI sono valse l’arrivo di altri sostenitori da molte parti del mondo, come dimostra una cartina interattiva sul sito del Lebowski.
Le ultime vicende hanno visto il Lebowski impegnarsi per aggiudicarsi lo Stadio di San Donnino, nel Comune di Campi Bisenzio. Nonostante le carte in regola per partecipare, nonostante la preparazione profusa negli ultimi due anni per poter partecipare alla gara con il massimo punteggio rispetto alle richieste del bando, nonostante il buon rapporto raggiunto con le persone del luogo, il Lebowski è stato escluso dalla gara perché il bando è stato all’ultimo momento deviato verso il Rugby dalle istituzioni cittadine, probabilmente proprio per fare in modo di escludere i grigioneri. Solito esempio di cecità delle istituzioni cittadine, spesso dovuta ad interessi politici che non hanno nulla a che fare con gli interessi della comunità.
Può una storia del genere ripetersi per una squadra come il Toro? Può una costola di tifosi allontanarsi dalla squadra principale per recuperare in una piccola squadra i valori perduti del granatismo? Difficile se non impossibile, il Lebowski ha avuto la fortuna di nascere in un contesto senza concorrenza sleale, senza un gruppo di pressione e che possa generare polemiche distruttive. Sarebbe bello però, poter vedere undici ragazzi granata difendere i nostri colori, in una squadra fuori dal Calcio che conta e che non puntano ad una grande squadra ma sentono di esserci già. Con i tifosi proprietari della società sportiva e del suo destino, con la possibilità di definire le linee etiche da rispettare nelle giovanili per far crescere i propri ragazzi e ragazze, liberi di decidere chi sarà a guidare la società e progettarne il futuro, scegliendo tra gli uomini più degni. Sarebbe stato un progetto alternativo per il Filadelfia se interessi maggiori non l’avessero costretto a diventare il progetto attuale.
Sogni, di pochi sicuramente.
Riferimenti
CS Lebowski – Storia del Centro Storico Lebowski
Il Fatto Quotidiano – Centro Storico Lebowski, la squadra autogestita dai tifosi “contro lo schifo del calcioscommesse”
RAI – Irriducibili – I dieci comandamenti del 06/11/2015
La Repubblica Firenze – Lebowski, via dal campo di San Donnino: “Non abbiamo potuto partecipare al bando”
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