Il calcio è fatto di uomini: viva Leicester
Non si può non raccontare una storia così, o almeno non si può non commentare, perché a raccontarla saranno in tanti, molto più competenti del sottoscritto. Una favola che ogni tifoso vorrebbe vivere, tranne naturalmente quelli che sono abituati a stare lassù in cima, sempre primi in classifica, anche grazie ai favori arbitrali e soprattutto una disparità di trattamento economico che non ha pari in Europa. Vincere con una Ferrari contro una cinquecento non è così divertente, dopotutto.
Il Leicester ha vinto un gran campionato, uno di quelli più equilibrati d’Europa per ridistribuzione dei diritti TV, uno dei più organizzati in termini di organizzazione del Match Day, uno dei più strutturati in termini di merchandising.
Ha vinto il campionato con una rosa che al 15 Agosto valeva 81,3M€ (fonte transfermarkt) all’incirca quanto vale attualmente la rosa del Torino FC (83M€), ma dovendosi confrontare con giganti del valore superiore ai 400M€ (solo la squadra a strisce bianconere in Italia sfiora questo valore).
Tutti giocatori semisconosciuti, giocatori con una terribile voglia di vincere, ragazzi che fino a pochi anni fa non avrebbero mai avuto un ingaggio con una grande e invece hanno fatto tremare gli stadi di Inghilterra a suon di gol. Le storie di Mahrez, Vardy e dello stesso Ranieri le troverete su tanti giornali nei prossimi giorni e sinceramente (a parte il tecnico romano) sono tutti atleti che non conoscevo fino all’inizio di quest’anno calcistico.
Altri canteranno le loro lodi, altri racconteranno le loro storie. Quello che posso dire è che questa storia racconta che l’uomo fa la differenza, prima del talento. La fa la voglia di vincere e di riscattarsi, la voglia di resistere davanti all’avversario che sulla carta è più forte. La voglia di scrivere una storia incredibile e la voglia di vedere i propri tifosi portarti in cielo con lo sguardo.
Quando c’è tutto questo, non c’è campione che regga. Tante volte abbiamo visto storie di riscatto, l’abbiamo vista anche noi del Toro, in tante partite contro i gobbi malefici, il 3-3 della buca di Maspero o il 3-2 di Dossena-Bonesso-Torrisi contro una formazione che conteneva molti campioni del mondo. Quella voglia di vincere e riscattarsi che tanto vorremmo vedere nel Torino FC di oggi e che tanto ci ha fatto innamorare del Toro di ieri.
In molti diranno che il calcio è cambiato, ma il Leicester è lì per ricordarci che non è vero.
Siamo noi che siamo cambiati, il nostro giustificare ogni corruzione dei valori in cui tanto credevamo nel passato è la ragione stessa del disinnamoramento che tocchiamo con mano ogni volta che abbiamo visto la non esultanza di Quagliarella e che invece vorremmo vedere negli occhi fieri di un giocatore che tanto manca al Toro.
Tutto questo senza citare la differenza di spessore tra l’uomo Ranieri e colui che, non sapendo se rimanere al Toro o andare alla ricerca di nuovi stimoli, ci parla di orgoglio granata e di cuore Toro.
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