Crowdfunding Fila: In attesa di trasparenza
La ricostruzione del Fila è la classica operetta all’italiana: un circolo privato che si parla addosso, con il vantaggio di avere un palco dedicato e prestigioso per strombettare a piacimento e fare le marchette politiche che tanto servono per apparire. Così vediamo l’ultima news (11 Aprile) in cui per fare massa si inserisce anche l’intitolazione dello Stadio Olimpico al Grande Torino per consentire la marchetta di Gallo e Fassino, mentre nelle altre news viene riportato l’avanzamento dei lavori. Si continua peraltro a presentare progetti per lo sviluppo del terzo lotto (se lo presentano tra di loro, ovviamente, mica lo pubblicano per quegli idioti tifosi del Toro che ancora sperano di contare qualcosa), senza dare altre indicazioni. Certo… chista è Cosa Nostra, pardon… loro.
Tutto nella norma fin qui, compreso il video girato da un drone che mostra insieme frasi pompose, immagini del Grande Torino e la vista della struttura di allenamento in fase di costruzione. Con una scritta, quasi a fine video, che dice: “Il Fila sta rinascendo grazie a tutti voi”. Tutti voi? Voi chi?
Controllando sul sito Insieme per il Fila è facile verificare che dei versamenti dei tifosi non c’è alcuna tracciabilità. Gli aggiornamenti di cui si parla riportano solo notiziucole adatte per riempire un vuoto pneumatico. Esattamente al contrario rispetto a quello che dovrebbe essere un crowdfunding per un bene comune, non si sa quanto è stato raccolto, chi ha versato (se qualcuno lo ha fatto), quanto bisogna versare, chi è il garante di questi versamenti e quale obiettivo, in termini economici, bisogna raggiungere.
L’obiezione ovvia da parte degli attuali leader della Fondazione Stadio Filadelfia è che trattasi di ente privato (non è vero in realtà: è stata finanziata al 90% da fondi pubblici) e che in quanto tale non devono dare conto a nessuno. Esatto, ribadiamo Cosa Loro. Insieme alle scelte di cosa costruire, compresa l’orrida copertura anti sgamo dei quattro incredibili schemi di Ventura: 1) palla buttata a cazzo in avanti, 2) terzini che inciampano sulle fasce crossando nel nulla ad altezza puffo; 3) schema di calcio d’angolo in cui due non sanno che fare e la consegnano all’avversario; 4) fallo laterale, famoso schema di Ventura simile al gioco delle belle statuine. Ovviamente gli schemi non finiscono qui: manca quello in cui i difensori si passano la palla a ripetizione fino allo svenimento dell’ultimo spettatore, ma si prevede che questo schema verrà provato in presenza del pubblico per saggiarne l’efficacia. Il fatto che questa cosa orrida non se la paghi Cairo e vengano invece sperperati i soldi della Fondazione non se lo chiede nessuno, chissà perché… ah già, abbiamo vinto lo scudetto del bilancio…
Ironia a parte, questa Fondazione rappresenta fedelmente quello che è l’Italia adesso. Secondo chi la gestisce (per autoelezione, si capisce, perché anche i membri della Fondazione si autoscelgono senza uno straccio di potere di voto da parte dei tifosi) va tutto bene e a gonfie vele. Non si capisce bene come vengono usati i soldi, chi li mette, quanti soldi servano e perché diavolo di motivo debbano essere utilizzati per realizzare cose non indispensabili, ma questo tanto interessa solamente a pochi. L’importante è che, come il traforo della TAV, il Fila venga realizzato come vogliono loro e senza dare conto a nessuno tranne che loro stessi.
Tutto questo per realizzare un risultato che avrebbe potuto essere certo migliore con un po’ di programmazione economica, magari per rendere lo stadio un po’ più all’altezza del monumento che fu. Ma giustamente, grande squadra grande stadio, piccoli uomini piccolo stadio.
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