Il colore granata che manca
È innegabile che il tifoso granata abbia diverse pretese nei confronti di tutto ciò che ha il compito ufficiale di rappresentare il Toro. Qualità sportive a parte, si richiedono poche ma fondamentali caratteristiche: onestà, intelligenza ed uno sguardo attento verso le nuove generazioni.
Che l’allenatore attuale del Toro manchi di gran parte di queste qualità è noto, altrimenti tanti atteggiamenti, scelte e dichiarazioni non avremmo dovuto ammirarle, anche da un allenatore bravo a fare le nozze con i fichi secchi. Di fronte a lui, allo stadio come allo schermo, migliaia di occhi di grandi e soprattutto piccoli appassionati del Toro si aspettano un comportamento adeguato, parole da allenatore del Toro, non arroganza e atteggiamenti violenti. Delle capacità sportive di Ventura, non è questo il luogo per parlarne e comunque parlano i risultati che ha ottenuto e sta ottenendo.
Che anche la dirigenza non brilli per intelligenza è evidente: tra scelte in termini di giocatori (tra bolliti, gobbi fradici più volte proposti tra gli acquisti, giocatori dal passato dubbio o semplicemente inadatti) o quelle in materia di investimenti (una parola: Stadio Filadelfia) sembra che la politica societaria sia più improvvisata di un discorso del presidente blucerchiato Ferrero e la sensibilità verso i sentimenti dei tifosi minore di quella di uno speculatore di borsa che scommette sul fallimento di una società.
Anche in termini di istituzioni granata come la Fondazione Filadelfia, non andiamo bene. Promesse disattese, occasioni perse, assenza di trasparenza, la Fondazione è diventata un gioco per pochi, gestita con proclami Renzi-style, con un approccio del tipo loggia massonica, dove gli incarichi sono a vita e dove niente può essere messo in discussione.
Anche le collaborazioni da parte di tifosi del Toro verso la Fondazione sono state una pena: Tanaus, ottimo grafico di indubbio valore e tifosissimo del Toro è stato contattato da Salvadori in persona che gli ha anche offerto un compenso per occuparsi del sito web e della grafica, compenso che Tanaus aveva promesso di utilizzare non per propria utilità ma, parole sue: “per completare un mio progetto che avrebbe permesso alle generazioni future di passeggiare virtualmente all’interno dello stadio del Grande Torino, di Meroni, Pulici e Junior…”. Ma troppa bellezza, gratuita, avrebbe potuto distrarre la folla dei Mecuniani adoranti e quindi si è pensato bene di tornare sui propri passi, non assegnando l’incarico a Tanaus. L’incarico di realizzare il sito web è stato, forse, nel mentre affidato a qualcun altro. Il sito dovrebbe vedere la luce prima di Natale, ma il solo fatto di aver perso il talento di Tanaus è un peccato mortale.
Ma sta di fatto che il sito web promesso da ormai diversi anni è ancora non disponibile, nonostante ci voglia ormai mezza giornata per realizzarne uno non bellissimo ma almeno funzionale a pubblicare news e aggiornamenti: evidentemente manca la volontà e l’interesse di farlo, nonostante i proclami.
Ad un giardiniere che si era offerto di pulire gratuitamente (per la Fondazione) il Fila dalle erbacce è stato prima concesso l’aiuto di una dozzina di volontari, poi l’accesso degli aiutanti è stato revocato senza tante spiegazioni. Le proteste del giardinere a poco sono servite, per cui alla fine si è sobbarcato tutto il lavoro da solo, nemmeno dovesse accedere ad una zona militarizzata. Perché altra gente, volontari, innamorati del Toro, non potevano accedere. Punto e basta.
In tutto questo manca l’ingrediente fondamentale: la tifoseria del Toro. Gran parte dei tifosi non sono organizzati e spesso nemmeno interessati a reagire a questo andazzo, sempre convinti che debba farlo qualcun altro al loro posto. Quello striscione laggiù al centro della curva, il faro di un tempo, rappresenta altri interessi, spesso troppo orientati a difendere il loro posto e le loro logiche piuttosto che il Toro e i suoi valori.
Manca qualcuno o qualcosa che possa prendere la guida di un popolo, la ricostruzione del Fila era una occasione per ricostruire anche la nostra dignità dopo anni di buio pesto e difenderci dalla insipidezza di questi professionisti che poco hanno a che fare col Toro.
Il Fila sarebbe stata un’occasione magnifica per farci sentire orgogliosi di quello che l’intero popolo granata avrebbe potuto fare insieme, per un progetto che invece è sempre più calato dall’alto, non condiviso, o condiviso semmai solo a pochi selezionati eletti. E sarebbe stata anche una notevole palestra di educazione civica, sempre troppo assente dalla terra italiana, una collaborazione tra pari che proprio a chi preferisce piuttosto guidare il popolo caprone non scende giù.
Per i tifosi non resta che sperare nella obiettività dei siti web e dei giornali che considerano la domanda scomoda verso i membri della fondazione una scortesia, in pieno spirito sabaudo. Speranza che raramente è ben riposta.
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