Aria di derby: il risveglio dei tifosi occasionali
Come in ogni evento di richiamo in cui il Toro è ad un appuntamento che conta, come su una terra arida un tempo coltivata iniziano a spuntare germogli, così accade che vengono fuori dal nulla tifosi del Toro da ogni parte d’Italia, tifosi dati ormai per dispersi, con le richieste più disparate. Ci riferisce Giuseppe di Lecce, presidente del club di RomaGranata: “si moltiplicano le richieste di acquisto del biglietto del derby tramite il club, l’organizzazione di un pullman per andare a vedere il Toro, con tanto di scazzo se il tifoso rimane sprovvisto «ma come, lasci fuori proprio me?» Alla risposta «perché, tu chi cazzo sei?». poi, attaccano pure il telefono. Quello che fa veramente incazzare è dove si erano cacciati tutti questi tifosi quando il Toro andava male, quando era in serie B…
Ci si chiede se, vincoli riguardanti la tessera del tifoso a parte, questi tifosi si siano veramente interessati al Toro in questi anni o abbiano trasformato il loro tifo in un’abitudine fatta di televideo, TuttoSport e 90° minuto, un Toro liofilizzato che se non piovono buoni risultati rimane lì in eterno, con il sapore del granata che si perde nel tempo e nelle sconfitte. Difficile dare torto a chi si è disaffezionato in questi anni: un Toro come quello recente alcuni ragazzi non se lo ricordano e ci sono alcuni non hanno visto il Toro vincere un derby mai nella loro vita. Ma ci si chiede cosa ne sappiano questi tifosi della realtà attuale della squadra granata, perché se molti di questi non sanno cosa è della squadra, figuriamoci se invece si sono mai informati su quello che c’è attorno.
Purtroppo lo scenario è alquanto desolante: travolti dalla sfiducia in qualsiasi vicenda che coinvolge correttezza sportiva e amministrazione della cosa pubblica, la maggior parte di loro ha una visione così distorta della realtà tale da pensare addirittura che il campionato italiano non sia falsato (dalle pretese assecondate delle solite tre squadre), che Cairo sia innamorato del Toro e voglia riportare la squadra granata ai fasti di un tempo, che il Filadelfia rinascerà grazie al suo impegno. Ci sono persino alcuni che parlano di competizione sportiva quando pensano al derby. Questa partita è invece la sintesi di un mondo che, ridipinto dai media per nascondere il letame degli scandali urbanistici e amministrativi con tonnellate di cemento e acciaio scintillante, deve essere sconfitto prima nel nostro spirito e poi, magari, sul campo.
Ancora due giorni e i riflettori si accenderanno. Godiamoci la partita, fingendo che sia un evento sportivo, ma poi ricordiamoci che il Toro non è solo questo. La Juve è già morta, è poco più di una cinesata drogata di arroganza e ricoperta con prepotenza dalla vaselina con cui costringono i politici locali ad accettare di buon grado le loro imposizioni. E’ una macchina gigantesca mangiasoldi (che riesce a sfiorare il pareggio di bilancio nonostante abbia ricavi di 220 milioni di euro) costruita per quei superficiali che pensano di tifare una squadra di calcio, il cui giusto destino sarebbe quello di collassare insieme alla politica di questa nazione corrotta.
Ma il Toro e il suo spirito, quello che ti porta a non mollare nemmeno un centimetro sul campo come nella vita, centimetri che fanno la differenza tra una sconfitta e una vittoria che vale una vita, centimetri che costano ognuno fatica e sudore, che devono essere conquistati non solo per se ma per tutti coloro che tifano questa maglia, quel Toro non deve e non può morire.
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