Comunque vada, avranno perso
Interessante mestiere quello del tifoso gobbo, passa una vita a vantarsi dei trofei della propria squadra che pensa stia giocando alla pari con le altre squadre del campionato italiano, eppure le informazioni a sua disposizione che dicono tutto il contrario non mancano.
Doping: Agricola fu salvato solo dalla prescrizione del reato di somministrazione di “eccesso di farmaci”, fa comodo ricordarlo come un caso chiuso, ma la società non poteva non sapere. Hanno parlato persino di farmaci che non erano considerati doping in quel periodo, ma ovviamente nessuno ha messo in discussione che la sportività imporrebbe che nelle competizioni bisognerebbe giocare ad armi pari, magari con giocatori più bravi dell’avversario, ma ad armi pari. Eppure i titoli vinti grazie a quel doping ancora oggi pesano, sono un capitale che frutta milioni di euro oggi grazie ai tifosi (forse volutamente) ignari che, in tipico stile Italiano, tifano per la squadra più forte, non importa come lo sia diventata. Anche Ravanelli aveva rimosso e infatti lo hanno appena beccato con tutta la squadra che allena nel campionato francese.
Arbitri: Al giorno d’oggi, la squadra bianconera ha tra gli altri diversi titoli veramente invidiabili: unica squadra ad essere retrocessa per illecito sportivo, unica squadra ad essere penalizzata di ben due titoli nazionali, unica squadra ad essere riuscita ad accumulare ben 35 punti di penalizzazione (poi ridotti molto per salvare le altre squadre) oltre alla retrocessione. E nonostante tutto, unico caso al mondo, rifiuta la sentenza sportiva e si autoaggiudica i due scudetti confiscati senza minimamente vergognarsi dei crimini commessi. Ma non si ferma qui: il teorema dell’arbitro che schiacciato dalla personalità della squadra a righe ha paura di fischiare contro è diventato un mantra da recitare ogni domenica, dopo gli ultimi match vinti in maniera sofferta e con qualche provvidenziale aiutino. Nessuna vergogna, l’errore dell’arbitro fa parte del gioco, sopratutto se penalizza gli altri.
Diritti televisivi: Subito dopo essere tornata dall’infamia della Serie B, l’altra squadra di Torino si è ripresa subito, grazie ai sostanziosi introiti provenienti dai diritti TV e dai soldi provenienti dalla cassaforte della famiglia Agnelli, di cui non è necessario chiarirne l’origine moralmente ineccepibile, soprattutto in questa fase di crisi dell’auto e di chiusura di fabbriche automobilistiche. Da una attenta analisi, però, è facile accorgersi che anche il mercato dei diritti televisivi è fortemente distorto grazie ad un sistema coniato a servizio e utilità della stessa squadra bianconera. Il quasi miliardo di euro, infatti, viene suddiviso tra le squadre di serie A utilizzando come fattore determinante il numero di tifosi censiti in Italia da società specializzate. I gobbi diranno: normale che sia così!
E invece non c’è niente di più falso. Il campionato inglese, da sempre molto attento alla equità della competizione, ha scartato questo criterio in base ad un principio sacrosanto quanto banale: se vinci di più, aumenti il numero di tifosi, di conseguenza prendi più soldi, quindi puoi vincere di più. Quindi, si tratta di un meccanismo autopremiante e ovviamente instabile, che ammazza l’interesse per il campionato con i risultati che sono davanti gli occhi di tutti.
Comunque, insomma, giocano ad armi dispari, usando soldi che non meritano, sfruttando favori che non sono leciti. Dovessero perdere domani contro il Toro, sarà come per Golia che le prende da Davide. Dovessero vincere, in ogni caso hanno giocato sporco. Sarà pure una bella partita da vedere, ma non mi parlate di competizione associandogli impropriamente l’aggettivo “sportiva”. Mai aggettivo fu utilizzato più a sproposito.
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