Intervista a Domenico Beccaria sul progetto del Museo al Fila
Per pubblica informazione, rendiamo noto questo scambio di opinioni con Domenico Beccaria, che ricopre il molteplice ruolo di Presidente dell’Associazione Memoria Storica Granata (AMSG) e del Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata, membro del CdA della Fondazione Filadelfia e rappresentante dell’AMSG nel Collegio dei Fondatori (CdF), sui dei recenti sviluppi che riguardano il CdA del 29 Luglio 2013, in cui Beccaria si è ritenuto soddisfatto dei risultati raggiunti.
Citando le parole rilasciate a Toro.it (link), Beccaria commenta l’approvazione del progetto preliminare integrato che l’area sportiva sia e l’area culturale-aggregativa potranno sorgere su via Giordano Bruno. “A differenza del precedente progetto in cui era prevista solo l’area sportiva e non quella culturale, per la quale il progetto era stato commissionato e pagato da me”, continua il presidente dell’AMSG, “l’attuale progetto è stato realizzato grazie alla collaborazione dei due architetti. Sottolineo il fatto che si tratta di un progetto preliminare e non definitivo o esecutivo, quindi, essenzialmente, una linea guida per il bando di concorso definitivo. Sono state approvate inoltre le corrispondenti modifiche allo statuto, in quanto ci saranno due campi di allenamento ma un solo campo riscaldato e un’unica sala stampa. Le modifiche apportate verranno sottoposte al Collegio dei Fondatori che si riunirà il 5 agosto”.
Molte perplessità sono sorte sulla necessità per la gestione del museo di prendere in carico l’intera area commerciale al fine di finanziare il futuro sviluppo del museo, ho pertanto rivolto le domande al diretto interessato.
Il dubbio, strettamente personale, è perché vogliate infilare la gestione del Museo in un tunnel di cui poi vi potreste pentire, visti gli interessi e i soldi che ci saranno in gioco. Al posto vostro avrei trattato la gestione di uno spazio congruo per il museo (i famosi 1300mq o giù di lì) e di un altro piccolo spazio dedicato alla vendita di gadget legata al museo, in cambio di una percentuale (da rimodulare, magari, in funzione degli introiti – ma è facile trovare un compromesso che permetta al museo di vivere in modo degno) sulla biglietteria. Immagino che tu e l’AMSG desideriate un futuro del museo all’altezza delle altre squadre di blasone di tutto il mondo e questo è il pensiero e la speranza condivisa da tutti i tifosi del Toro, anche i più critici. Sono sicuro che ci siano fonti economiche svincolati dalle concessioni commerciali che possano comunque garantire dei buoni introiti per il museo e per farlo crescere di conseguenza. Le mostre a tema concordate con i musei di altre squadre (Benfica, Ajax o altri) credo che potrebbero garantire un afflusso rinnovato nel tempo. Insomma, ne vale veramente la pena sporcare l’immagine tua, del museo e dell’AMSG per andarsi a impelagare in questa avventura commerciale?
Beccaria: Il Museo è una emanazione culturale dell’AMSG, che è una associazione culturale tra tifosi, senza fine di lucro. e così vuole rimanere. semplicemente necessita di fondi per espletare al meglio la sua attività, e questa è la ragione per cui necessitiamo di “andarci a impelagare in questa avventura commerciale”.
Mettendo come premessa la tua buona fede, sulla quale giurano in tantissimi, infilarsi nel tunnel delle concessioni per gli spazi commerciali innanzitutto ti pone in una condizione di conflitto di interesse nel tuo ruolo di membro del CdA, e questo (vedendo il tuo ruolo dall’esterno e dimenticando chi sei e la tua fede per il Toro) dovrebbe essere chiaro anche a te. Non temi questo ruolo?
Beccaria: L’intenzione sarebbe, uso il condizionale perché è una situazione ancora oggetto di studio e valutazioni, di creare una “newco” che si occupi di gestire l’aspetto economico della faccenda, lasciando all’AMSG la gestione culturale, fornendole i supporti economici. Questo consentirebbe di alleviare la pressione dalle spalle dell’AMSG e al tempo stesso di evitare conflitti di interesse. Faccio una considerazione: chi contesta questa idea dice che l’area di via Giordano Bruno deve dare utili alla Fondazione, non al Museo. Ma se su via Giordano Bruno avessimo fatto un centro commerciale, come previsto e accettato da tutti, compreso chi non è d’accordo, ci saremmo preoccupati che gli assegnatari degli spazi commerciali avessero pagato l’affitto regolarmente, dando così legittimi utili alla Fondazione, oppure avremmo voluto verificare i loro bilanci, per vedere se e quanti utili commerciali ottenevano? Di più, se ottenevano utili, avremmo chiesto loro una percentuale? O peggio, se avessero avuto perdite, li avremmo aiutati a coprirle? Direi di no. quindi, perché fare l’opposto nei confronti del Museo? soprattutto in considerazione che il Museo, oltre a essere un motivo di vanto e un biglietto da visita spettacolare per il Toro, con la sua presenza ottiene il duplice vantaggio di evitare la presenza di negozi e al tempo stesso di dare respiro economico alla Fondazione?
Metterti in gioco in questi termini vi costringe a dover trattare la concessione di spazi per un giro di soldi molto grande che vi porterebbe a snaturare la vostra natura di ente senza scopo di lucro come dovrebbe essere un museo, tanto più dedicato ad un tema “sacro” come il Toro e il grande Torino.
Beccaria: L’idea, è di creare delle sinergie gestionali tra Museo/Store/Ristorazione, nulla che non sia già stato fatto in altre parti del mondo. Questo consente di innescare un ciclo positivo, che genera profitti ed evita di creare il millesimo museo che non riuscendo a sostenersi sulle sue gambe, deve vivere di assistenza pubblica. Non voglio questo, visto che il pubblico, nei confronti del Toro, a Torino, non s’è mai dimostrato né benevolo né generoso. Io voglio orgogliosamente vivere del mio, nulla di più.
Sareste gli unici responsabili dell’assegnazione di spazi molto preziosi e in quanto non obbligati a effettuare una gara pubblica di concessione potreste essere soggetti ad enormi pressioni (da parte di chi, credo che lo puoi immaginare, visto che non solo vivi a Torino ma vivi anche le dinamiche del Toro) che potrebbero sporcare non solo la vostra immagine ma anche procurarvi non pochi problemi ad ogni livello.
Beccaria: sicuramente è una idea ambiziosa, non senza rischi. Ma tutto quel che ho fatto, da quasi vent’anni a questa parte, era ambizioso e rischioso. Non mi sono tirato indietro e ho avuto risultati.
Avete già realizzato un piano finanziario per l’esercizio del museo? E’ realmente necessario tutto l’edificio di via Giordano Bruno con i relativi spazi commerciali per permettere al museo di funzionare ad un livello confrontabile con gli altri musei di altre squadre?
Beccaria: sì, abbiamo realizzato un business plan. E’ necessario tutto lo spazio, esattamente come l’abbiamo progettato, per una semplice ragione: negli altri casi, dietro al museo c’è la società, che eventualmente può coprire le perdite e può fare iniziative promozionali squadra/museo. Nel nostro caso, dobbiamo solo far conto sulle nostre forze
A riguardo del “sacrificio” del riscaldamento del secondo campo per avere a disposizione più risorse per costruire la parte di via Giordano Bruno, è stata considerata l’ipotesi di considerarla comunque come una opzione in modo da realizzarla nel caso ci siano i fondi a disposizione? Dopotutto, immagino che il Torino FC versi una quota in funzione di quanto riceve e con un campo riscaldato in meno potrebbe abbassare ulteriormente il suo contributo.
Beccaria: il sacrificio del riscaldamento del secondo campo, non è stato fatto per l’area museale. Era già stato previsto per rimanere negli otto milioni dell’area sportiva. In buona sostanza, tutti i ridimensionamenti fatti nell’area sportiva, sono stati fatti solo per realizzare l’area sportiva. Nessuna mescolanza di causa/effetto tra area sportiva e area culturale/aggregativa.
In un articolo della stampa cartacea (ribadito ulteriormente oggi su Tuttosport – link) ho letto che Cairo sta trattando con il Comune la quota annuale di affitto. Perché è il comune a condurre la trattativa e non lo stesso CdA?
Beccaria: la stampa cartacea ha scritto una minchiata. Cairo può andare a pranzo e cena ogni giorno con Fassino e Gallo, ma la trattativa per il suo canone d’affitto la farà con la Fondazione. punto e basta. Il resto sono chiacchiere messe in giro ad arte dai politici cittadini per darsi un’importanza che non hanno.
(intervista realizzata tramite Messenger di Facebook dal sottoscritto)
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