Dalla padella (Cairo) alla brace (Red Bull)
Nel 2010, la Red Bull acquistò l’Austria Salisburgo, un club con una lunga storia e una forte identità culturale, trasformandolo in Red Bull Salisburgo. Quella che inizialmente sembrava una benedizione per i tifosi del club, con nuove risorse e promesse di successi futuri, si rivelò rapidamente un incubo per la comunità di appassionati. La Red Bull impose una serie di cambiamenti radicali, che non si limitarono solo a migliorare l’aspetto economico e sportivo del club, ma cercarono di riscrivere completamente l’identità della squadra. I colori storici viola e bianco, che avevano rappresentato una tradizione che risaliva a decenni di storia, furono sostituiti con quelli della Red Bull: rosso, bianco e blu. Lo stemma originale del club fu cancellato e sostituito con il logo aziendale, eliminando qualsiasi legame visivo con il passato.
Ma il cambiamento non fu solo estetico. La Red Bull non si limitò a rifare il look del club; alterò profondamente l’esperienza stessa del tifo. Gli striscioni, le bandiere e i cori che per anni avevano riempito gli stadi durante le partite furono progressivamente banditi. Gli ultras, i tifosi più fedeli e appassionati, vennero marginalizzati, relegati ai margini della nuova visione aziendale del calcio. Il club, che una volta era il cuore pulsante della comunità, diventò un prodotto da vendere, e i tifosi furono trattati come semplici clienti, non più come l’anima del club.
Le proteste non tardarono a farsi sentire. Un gruppo di tifosi fondò l’iniziativa Violett-Weiß per cercare di salvaguardare le tradizioni dell’Austria Salisburgo, ma la Red Bull rispose con repressioni e divieti, dimostrando di non avere alcun interesse a preservare il legame con il passato. La situazione divenne così insostenibile che molti tifosi scelsero di abbandonare il club e fondarono una nuova squadra, il SV Austria Salzburg, che cercava di mantenere vivo lo spirito originale del club, lontano dalle logiche commerciali imposte dalla Red Bull.
Questa vicenda offre un importante avvertimento per altri club che potrebbero essere tentati da offerte simili. Il caso del Torino FC, ad esempio, dovrebbe far riflettere profondamente i tifosi granata. L’ingresso della Red Bull nel calcio italiano significherebbe la fine di tutto ciò che il Toro rappresenta: i colori granata, la passione dei tifosi, la storia e l’identità del club. Le esperienze dei tifosi del Salisburgo, che si sono ritrovati a dover scegliere tra il supporto a un’azienda che ha distrutto le loro radici e la fondazione di un nuovo club, dovrebbero servire da monito.
Sebbene inizialmente possa sembrare allettante l’idea di avere una proprietà ricca e disposta a investire nel club, il prezzo da pagare potrebbe essere la perdita irreparabile di tutto ciò che rende unico il Torino FC. La storia dell’Austria Salisburgo dimostra che il denaro non può comprare l’anima di un club, e che la commercializzazione estrema del calcio porta alla distruzione dell’identità e della comunità che lo sostiene.
In conclusione, l’ingresso della Red Bull a Torino significherebbe:
- L’addio ai colori sociali storici granata.
- L’eliminazione del tifo tradizionale, degli striscioni, delle bandiere e dei cori che hanno fatto la storia del club.
- La trasformazione delle partite in eventi sterili, privi di passione, dove i tifosi diventano spettatori passivi di uno spettacolo orchestrato.
L’esperienza dell’Austria Salisburgo insegna che una volta che un club perde la propria identità, è molto difficile, se non impossibile, recuperarla. I tifosi del Torino FC devono essere consapevoli dei rischi e difendere con tutte le loro forze l’essenza del loro club, prima che sia troppo tardi.
(Testo sintetizzato da un post di altro autore)
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