Disastro Fiorentina: viaggio esemplare nel mondo delle menzogne
In questa stagione, a parte il Toro c’è poco da ridere. I gobbi hanno vinto a mani basse nel deserto della serie A, Roma, Napoli, Inter e Milan inanellano disastri a più non posso, la Sampdoria è gestita tramite un prestanome pur troppo ingombrante e dal futuro quanto meno incerto, il Genoa è nelle prime posizioni ma non ha la licenza UEFA. In questo disastro calcistico di cui il fallimento pilotato del Parma è solo la ciliegina sulla torta, la situazione della Fiorentina, segnata da un campionato dai risultati che definire altalenanti è eccedere in cortesia, è un esempio di come ci sia poco da salvare e molto di cui preoccuparsi.
Poco da salvare, perché la situazione è tutt’altro che dettata da una combinazione di sfortune come si potrebbe pensare, ma ha profonde radici interne. Molto di cui preoccuparsi, perché la deriva che sta coinvolgendo la società, a partire dal calciomercato, alla gestione della pubblicità, continuando con la gestione del titolo sportivo e degli impianti futuri, è tutt’altro che destinata a migliorare nel futuro. L’intero scenario è ben descritto dalla serie di articoli “Viola scurissimo” di Pippo Russo in via di pubblicazione su CalcioMercato.com sulla crisi attuale della Fiorentina, in cui si svelano gli intrecci tra le nuove persone che sono state scelte per gestire la società e i burattinai del calcio globale, fondi di investimento sempre pronti a rifilare costosissime sòle, giocatori che raramente si trasformano in cigni (come Salah, ma sono presto pronti per partire) e che nella maggior parte dei casi rimangono degli anatroccoli senza speranza, il cui destino è spesso quello di vedere la partita dalla tribuna (se va bene) o addirittura dalla TV.
Tutto questo perché impera l’idea di seguire la strada più semplice: cercare fantomatici talenti sconosciuti in famose cantere remote, affidandosi a personaggi discutibili che mettono avanti sopratutto l’altisonante nome della squadra proprietaria del cartellino, senza contare che magari al Botafogo o al Chelsea (per esempio) quel dato talento ha visto il campo solo in amichevoli “scapoli vs. ammogliati” o quando va bene dall’infermeria, contando sopratutto nel valore aggiunto che un nome amplificato dalla stampa accondiscendente dà alla campagna abbonamenti. Per non parlare dei progetti di crescita: a parte l’Udinese (capitolo a parte tutt’altro che felice, se si va a vedere bene sotto il tappeto) e i gobbi che hanno dalla propria parte un consiglio cittadino servo che gli farebbe costruire un gobbo store anche al posto della mole con parcheggio multipiano al posto del museo Egizio, l’intero panorama italiano è di una tristezza senza limiti.
Progetti solo sulla carta, abbandonati e recuperati con lo stesso alternarsi delle stagioni, stadi che comunque vengono pensati per un consumo del calcio visto come spettacolo e non come passione, impianti sportivi che vengono nella maggior parte dei casi presentati solo per addolcire la pillola dei tifosi incazzati ma perennemente benpensanti, ben fatti e ben disegnati per comparire e ben risultare nei paginoni dei giornali sportivi, primi messaggeri di una menzogna coltivata nel tempo e destinata ad esplodere nel futuro, così come accadde per il Parma.
Il Toro può ridere realmente? Sicuramente non può sgnanasciarsi troppo. Gli introiti sono buoni (si vedrà tra qualche mese il bilancio pubblicato), il club non è in perdita ma non si può dire che, a parte l’inserimento di Peres, il ritorno di Quagliarella e l’ingaggio di Maxi Lopez, il Toro abbia fatto degli affaroni magistrali (vedi Amauri, Gaston Silva, Sanchez Mino, Nocerino) che però con un po’ di forzatura possono essere derubricati al capitolo di scommesse perdute o quasi. Certo manca ancora un qualsiasi progetto a lungo termine, ma su questo ormai i tifosi del Toro ci hanno messo un’abbondante pietra sopra. Il Filadelfia? Sarà quel che sarà…
Riferimenti
- Calciomercato.com: Pippo Russo: Viola scurissimo puntata numero 1, una crisi annunciata
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